La Festa di Carnevale

21 August 2023

La mia nonna faceva la sarta e mi fece un vestito da fata , un era bello, di più, tutto gale e tulle , azzurro, la gonna aveva tutte le balze in tulle, ogni balza aveva delle rifiniture in argento.

Come mi garbava quel vestito!


In quel periodo ero sempre convinta di essere magica, quando lo indossavo un ce n’era per nessuno, facevo di quelle magie nella mia testa, roba da matti . Lo fece anche alla mia amica Tania, lei però lo volle rosa.


Arriva il giorno della festina di carnevale a scuola, e io che faccio?


In classe mia c’erano diverse situazioni economicamente difficili, così mi raccontò la mia mamma, perché sapevo una sega io chi aveva i soldi e chi no, fra bimbetti si giocava, un ci si contava i soldi, almeno in classe mia funzionava così, anche perché la mia maestra c’aveva insegnato l’uguaglianza, ci fece fare la cooperativa per gli acquisti del materiale scolastico, ma questa è un’altra storia.

Tornando alla festina, quindi, decido che il mio vestito da fata era troppo bello, e per non far sentire qualcuno a disagio, visto che nella mia testa avere un vestito così oltre a significare che ero magica, poteva  far pensare anche che fossi ricca,  quella mattina,  per non metterli a disagio arrivando con un vestito sfarzoso, decisi di mettermi il pigiama di mì pà, che era alto 1,90 cm , io sarò stata giusto 1 mt e 30,  già lì,  vi potete immaginà.... poi era un pigiama di quelli brutti, color beige, di quelli co' rombi stampati sul sopra e il sotto tinta unita, sintetico, vecchio e aveva fatto anche le palline nelle zone di struscio.

La mi mamma mi fa :

- “Oh Sà , Il vestito è bello , te l'ha cucito la nonna , un'è che l'hai comprato chissà dove, saranno tutti vestiti a modino, te invece col pigiama del tu babbo, ma sei sicura?????  Mah, fa come ti pare, tanto ci fai uguale!"

Io non avrei mai voluto che qualcuno si sentisse a disagio per colpa mia, e pensai ,sapendo le situazioni:  "almeno chi non potrà comprarsi un vestito, non sarà il solo ad avere un vestito di merda!”.


Conclusione:  ero l'unica vestita di MERDA!

Eran tutti co' vestiti bellissimi, chi da Cowboy, chi da dottore, chi da uomo ragno,  io sembravo una sfollata , con quel pillacchero  color merda addosso, lungo all'infinito con tutte le rovesce a gambe e braccia, largo bracalone, tornai a casa incazzata  da morì, certo anche mi Ma a fammi uscì così!

Son passati trentacinque anni  , ma mi ricordo perfettamente il mio stato d’animo. Parevo vestita da Stronzo.


Adesso so' cosa significa sentirsi a disagio e continuo a pensare che mai vorrei che qualcuno ci si sentisse per colpa mia, ma a dirla tutta nemmeno io mi ci voglio sentire, sarà per quello che giro con i cambi armadio in macchina?

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Ragazza Magica

21 August 2023

Quando ero piccola ero convinta di essere magica, mi mettevo in camera e sognavo la mia vita, e facevo le magie (o almeno credevo di farle ) perchè la mia vita  andasse come la sognavo. Frequentavo ragazzetti e ragazzette un pochino più grandi di me e tutti andavano in  discoteca la domenica pomeriggio, ma io non potevo, ero piccina ,  allora m'immaginavo d'arrivare là in skate , con i capelli lunghi lunghi , sì, perchè a me i capelli non mi crescevano mai, quindi  per me , avere i capelli lunghi era da fiche!

Comunque, dicevo che arrivavo lì con questi capelli lunghi e lo skate ed ero figa.

Nella mia testa quello era essere una fica ! Il mio sogno finiva lì arrivavo con lo skate e i capelli lunghi, punto ! 

Facevo presto io a finí i sogni?

E poi  dopo l'immaginazione , c'era la magia  , che consisteva nel concentrarmi perchè si avverasse.

Per bacchetta magica usavo i bastoncini che usano i cinesi per mangiare, me le aveva regalate la mia amica Angela, che aveva un negozio di arredamento Cinese, si chiamava Sayonara, ma siccome la sua mamma si chiama Mara noi lo ribattezzammo Sayomara.

La concentrazione durava due  minuti perché, sennó mi veniva il mal di testa.

Forse  era meglio se la facevo durà dieci dei minuti, perchè un s’è avverata tanto bene.

La prima volta sono andata in bussola facevo cagare , avevo la frangia tirata su con la lacca tipo onda , un cardigan rosa co' na camicia col colletto enorme, un paio di jeans vinaccia della Cotton Belt che mi facevano un culo grosso come un arbolo ,  e le palladium, e non solo non mi cacó nessuno , ma mi sentivo un pesce for d'acqua e mi feci due palle allucinanti.... Lì mi resi conto che non ero magica. Fu una delle prime delusioni e tirai via le bacchette cinesi, come fosse colpa loro,se le magie non mi venivano.



Ero una bimbetta un po' strana per me, o meglio lo ero quando ero da sola , con gli altri no ero normale, ma quand'ero sola macinavo di quei pensieri roba da matti. La mia mamma c'aveva uno specchio grande in camera e io mi mettevo lì davanti e mi facevo le domande tipo: " ma se tu ti chiamassi Francesca, saresti la stessa di ora o saresti diversa?"  E allora li facevo finta d'esse Francesca , mi truccavo e po' andavo nel bagno e mi bagnavo l'occhi per fà finta fossero lacrime, mi garbava l'effetto del rimmel che colava.... Se c'avessi avuto instagram a mì tempi me li sarei fatti da nulla i selfie co' rimmel colato !!  E po' cantavo co' la spazzola grossa di mi mà, mi mettevo il disco di Celentano abbomba e diventavo anche cantante , non portavo nè le gonnè nè i vestiti e volevo sempre andà a giro scalza e in mutande, la mi mamma mi brontolava ma io volevo sta così, avevo certi piedi neri roba da colera.



Tutto questo per dire che sono donna e ancora dentro c'ho quella bimba lì, mi faccio ancora le magie, che po' un vengono, Io son fatta così mi garba sognammi la vita e io la sogno tutti i giorni la vita che vorrei ,anche se so già che va come gli pare,  ma che m'importa , la risogno e via!

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La Maestra

21 August 2023

La Maestra

Quando la ripenso la prima cosa che mi viene in mente sono i suoi denti, quelli dell’arcata inferiore, erano gialli, un po’ radi fra di lori,  sembravano dei parallelepipedi rettangoli, belli spessi, e in cima, invece di averli pari, c’aveva delle fosse, come quando l’acqua, gocciolando negli anni sempre nello stesso punto di una roccia, ci scava la fossa, e si forma la pozzanghera, uguale, uguale, lei c’aveva  delle piccole pozzanghere in cima ai denti inferiori.


A metà mattina, mangiava sempre le fette biscottate tonde, e quando si avvicinava a qualcuno di noi per vedere il quaderno,  si poteva vedere  la poltiglia delle fette biscottate  che gli restava nelle pozzanghere dei denti, c’era da sperà di un avere sbagliato nulla, perché se e le veniva in mente di parlare per farti notare l’errore:  SPAM! Come nei vulcani che eruttano, le partivano i lapilli di poltiglia dalla bocca, si posavano sui quaderno, e lei , con disinvoltura , ci metteva sopra il polpastrello del suo dito indice, e trascinava il lapillo fino fuori dalla pagina del quaderno, lasciando , come se ci fosse passata una lumaca ,una frenata giallina sul foglio.


Era una donna, un po’ robusta, senza punto vita , tipo tronco, portava sempre delle gonne al ginocchio, di panno o lana grigie, e aveva l’attaccatura delle gambe, distante, un po’ come quando i bimbi piccoli disegnano le gonne a triangolo e le gambe attaccate ai due vertici della base, a lei le gambe le uscivano dalla gonna, non centrali, ma dai lati.


Sopra indossava dei gilet di lana grossa, quella un po’ pelosa, tipo angora, sempre sui toni del grigio, dovevano essere fatti a mano, ne aveva diversi ma tutti simili, forse se li faceva da sola, anche se non ce la immaginavo a far la maglia.


Aveva un passo pesante e lungo, un po’ come quando si cammina in montagna, ho sempre pensato fosse per colpa delle gambe lontane una dall’altra.


Sempre per rimanere in armocromia, anche i suoi capelli erano grigiastri, li portava piuttosto corti, un po’ mossi, quando il tempo era più umido le si appesantivano, le veniva una specie di frangia bombata, subito sotto la frangia, saltavano agli occhi i suoi occhialoni di plastica spessa sempre grigiastra con le lenti un po’ fumè.


Era severa, e urlava parecchio, ma era una donna molto avanti per i tempi, io me la ricordo già vecchia, non ho idea di quanti anni avesse , ma so che ci portò noi in quinta e andò in pensione.


Aveva una grande passione per il suo lavoro e non sopportava le diversità economiche, quindi per farci sentire tutti uguali, si inventò la cooperativa.

Eravamo 12 bambini in classe, tutti i mesi entro il 10 dovevamo portare 500 lire, e ogni bimbo doveva, per un mese, fare la cassa, tenere un quaderno aggiornato con le entrate e le uscite e la busta con i soldi.

I soldi che raccoglievano ,servivano per comprare penne e quaderni, tutti uguali, non esisteva in classe mia che un bimbo avesse i quaderni di Hello Kitty e l’altro della Coop, lì lo avevamo tutti uguali e di carta rigorosamente riciclata.

Era il 1982, e nella maggior parte delle scuole non si parlava ancora di deforestazione, e buco nell’ozono, ma la mia maestra era una delle poche che se ne occupava e preoccupava cercando di sensibilizzarci.


Ricordo che, forse in terza elementare, si cominciò a fare la raccolta della carta, una volta a settimana portavamo da casa un pacco di giornali vecchi rilegati con lo spago, e li riponevamo nei bagni , c’erano un paio di bagni in disuso dove ci accumulavamo la carta vecchia, quando erano pieni si organizzava una gita col pulmino alla cartiera di Valdicastello.

Arrivati  là, mettevamo la nostra carta su una grossa bilancia, e la cartiera in cambio della carta ci dava i soli, fu così che smettemmo di portare le 500 lire ogni mese, e si iniziò a comprare il materiale scolastico con i soldi della vendita della carta .

Era una gita interessante quella alla cartiera, perché gli operai ci spiegavano ogni volta un passaggio in più del riciclo, mi ricordo che c’erano delle grosse vasche di pietra dove la mettevano a mollo, e la macinavano, rendendola poltiglia, la schiarivano, probabilmente con degli agenti chimici e poi la pressavano e spianavano, ricavandone dei nuovi fogli, pronti per essere tagliati ed avere una nuova vita.


Ci faceva anche fare l’orto in classe, dovevamo portare dei semi da casa , e a scuola si faceva il processo di germinazione, con cotone umido per giorni, poi la semina in piccoli vasetti.

Ovviamente i miei  seccarono tutti, io il pollice verde non ce l’ho mai avuto, anche ora compro i fiori e , fra che mi pisciano i gatti, fra che mi scordo di dargli l’acqua, c’ho i vasi con la gramigna, un ci campa altro che quella.

Solo una volta, durante il primo lockdown del marzo 2020, da un vaso pieno di cacate di gatto , mi c’è uscito un finocchio, e anche bello grosso, solo che mi faceva schifo mangiarlo, non mi ricordo se ho lasciato morire anche quello o se la mi mamma, l’ha svelto e  trasferito giù nell’orto a purificarsi. Spero di averlo fatto marcire nel vaso, perché al ricordo di tutte quelle cacate di gatto che lo sormontavano, il pensiero di averlo potuto mangiare inconsapevolmente, mi fa veni le rutte.



A proposito di questa cosa, mi viene in mente il mi zio, lui faceva l’orto e ogni tanto per concimare ci tirava il “bottino”, cioè il liquame che era nel pozzo nero di casa sua. Ero piccina, avrò avuto 5 o 6 anni, lo osservavo mentre apriva il coperchio del pozzo ci infilava una sistola, l’agganciava a un motorino da dove ne ripartiva un’altra diretta nell’orto, avviava il motorino e il “bottino” iniziava a sgorgare nei solchi dell’orto. Ad un certo punto vedo uscire dei pezzi di carta bianchi, dal puzzo che “aggolava” capii che quella carta bianca che usciva  era cartaigenica, e gli dissi:


-Oh zio, ma che schifo!!!


E lui, come se nulla fosse, mi rispose:


-“ E che voi che sia per una CARTETTA ! “


Lì rimasi senza parole, c’erano litri  di merda, e lui si preoccupava per la carta.

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Quello Che Mi Resta

21 January 2014

Io odoro , odoro tutto !

Quand'ero bimbetta mi garbava andà nelle librerie a odorà le enciclopedie , erano lisce e sapevan di buono , non è facile spiegre gli odori, ce ne son certi che un somiglino a nulla di concreto .

Come ve lo spiego l'odore che ho sentito quando un pomeriggio di novembre di  più di vent'anni fa baciavo il ragazzo che all'epoca mi sembrò essere il primo amore?

Io quel giorno lì ho sentito un odore che io dicevo "come di..........clorofilla" , che po' , so una sega io di che sa la clorofilla ,ma mi venne in mente che sapeva di quello ed è rimasto così per vent'anni ,un lo so spiegà nenanche ora che odore era , fatto stà che ogni persona insieme ad un altra ha un odore che è fatto di quei due odori messi insieme , e noi , si sapeva di clorofilla.
Il primo ricordo che ho da quando sono , è…….una coperta fatta all’uncinetto a quadri colorati e uno sculaccione di mi pà…dicono che era tutta la notte che dicevo a raffica “voglio andà a casa mia!” e avevo poco più di un anno , eravamo a Venezia dalla mia zia ; mia mamma dice che è impossibile me lo ricordi , ma non ho neanche una foto di quel giorno e io il mio culo su quella coperta me lo ricordo bene alla faccia di chi ritiene che i ricordi partano dall’età di due anni. Da lì esisto! La mia vita , per quanto mi riguarda , ,   , ,parte da quel ricordo , prima…bhè prima potevo essere chiunque.


La mia mente salta in Sicilia,c’è una finestra che parte dal solaio,è sempre aperta,la stanza non è illuminata c’è solo la luce che entra da quella finestra,ha la ringhiera e ci sono tutte le scarpe in fila, poi è notte e siamo in 6 su una cinquecento ,io sono in braccio a Biolle e puzzo di “frescume” sì perché il sangue sa di frescume ,mi avevano investita e con il freno della vespa mi avevano rotto la testa e perdevo sangue,tanto, ce l’avevo su tutto il viso,avevo 2 anni e la stanza del pronto soccorso era enorme,vuota con un tavolo di metallo e loro mi davano i punti ,io mi ricordo solo il faro puntato sulla mia testa ,nient’altro ,da lì invece , forse , inizio a ricordare gli odori , perché quell’odore del sangue non te lo puoi dimenticare è caldo e puzza , l’ho risentito uguale uguale a 19 anni , ma questa è un’altra storia e viene dopo.

 

Della vacanza in Sicilia,ho tanti spezzoni ,i punti in testa dovevo tenerli una decina di giorni e non dovevo stare al sole….ecco fatto , la mi mamma dopo una settimana scarsa mi leva i punti all’ombra di uno scoglio di Trapani…
Fu una bella vacanza la nostra,si stava in casa dei parenti della Beppa,e la finestra che io vedo nei miei ricordi, mi ha spiegato mia mamma, era quella della camera.    Mi ha raccontato che si mangiava con la cartai genica sulla tavola , eravamo in tanti forse 11 o 12 , noi bimbi da quella finestra si guardava l’omino del miccetto che passava a vendere della roba , ma non mi ricordo cosa esattamente , però passava tutti i giorni e c’aveva un miccio con du ceste su’fianchi. S’andò là col treno ; un viaggio infinito ,si dormì nei corridoi co’ sacchi a pelo.
Ho avuto un infanzia bellissima io,le vacanze erano in tenda o con la roulotte ,e se un ci s’avevano ci s’ammucchiava a casa di questo o di quello,eravamo in tanti noi . La mia mamma è ancora così : ”è bello se siamo in tanti”.

Viaggiavamo tanto noi,avevamo la roulotte,una volta s’andò anche in Puglia sul Gargano; li conobbi un bimbo che si chiamava Giuseppe , avrò avuto 5 anni, il nome Giuseppe non mi ha mai fatto impazzire ,ha sempre avuto un sapore di “pitto” ,i pitti da noi sono quelli “santi ,per bene ,a modino”,non ricordo molto di lui ,solo che quando andavo via lui correva dietro alla mia roulotte e io da dentro lo guardavo : piangeva e mi salutava,è un ricordo triste,vedevo quel bimbino solo ,in quello che mi pareva uno stradone sterrato tutto polveroso, perché noi passando avevamo alzato la polvere,e lui morettino in costume che mi rincorreva e fra le lacrime faceva ciao ciao con la manina. Oggi se penso ad un addio penso a quello ,quello era un addio e ancora non lo sapevo.

Sacha R.        



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Il Piumino

20 February 2014

 Ed era anche fiero di quello che mi aveva comprato !!!! Ricordo che arrivò a casa contento come un bimbo ,con quegl'occhi neri che brillavano ,eran neri come la pece ma quando erano felici accecavano come la luce del sole  ; era un sacchettone grosso almeno come me , o forse era normale solo che io ero piccina . Quando la mia mamma  lo aprì e tirò fuori la roba........un era proprio felice......

All'epoca avevo sei anni e dentro c'era un piumino con base marroncina e dei disegni geometrici blu , visibilmente da maschio , la misura sarà stato un  10 anni , e una cartella di finta pelle verde salvia , la classica cartella con i due lacci che vanno sulle spalle e la chiusura con le due mollettine  da spingere dentro i passanti , insomma come quelle di una volta ; mi ricordo che nella parte alta ,che era poi la battola che si apriva ,c'era la sagoma di un elicottero , cucita ,sempre di un verde marcio.....sempre oggettivamente da maschio!

La mia mamma mi guardò e io ricambiai lo sguardo e non dissi nulla ,che dovevo dì ? Che mi faceva caà ? Ci sarebbe rimasto male ,tanto a me de' vestiti un me ne fregava nulla ero sempre in mutande ; comunque quell sarebbero stati :il mio giacchetto e   la mia cartella . Dopo pochi giorni iniziava il mio primo giorno di scuola ed ero terrorizzata ,  figuriamoci cosa me ne importava a me della cartella!
Arrivò il giorno fatidico,mi misi quella specie di piumino e presi la cartella ,sembravo la figliola di Charlot ,il giacchetto m'arrivava a'ginocchi tant'era grande e alle maniche la mi mamma mi ci fece 3 o 4 riule ,la cartella un s'affrontava ,un po' come me che ero bruttina ,piccina e nera.
Mi pareva d'andà in guerra ,tutti i bimbi erano ben vestiti e io parevo un'insaccato ,con quel giacchettone immenso che m'impediva anche i movimenti ,eran tutti felici ,a me mi giravano già le palle con quella cartella di merda  , mentre  tutti c'avevano gli zainetti ; ma che gl'era venuto in mente a mi pà di comprammi tutta quella roba da maschio lì ! Già mi chiamavo co'un nome da maschio ,già un ero battezzata , già un conoscevo nessuno e mi toccava spiegà che il mi nome me l'avevano dato perché il cane del vicino della mi mamma si chiamava così e a lei era piaciuto tanto e poi amava i libri di D
ostoievski ,che sapevano una sega i mi compagni di scuola chie era Dostoievski  , che un ero cieca perchè non m'avevano battezzata e ero uguale a loro ,avevo già le palle piene  prima di comincià !
Quando ripenso a mi Pà penso a quel giacchetto marrone  e ancora oggi un mi capacito di come abbia fatto a trovarlo anche solo acquistabile....e po' guai a dirgli qualcosa che era permaloso da morì ! Però mi Pà aveva gli occhi belli.
Certe volte il sabato mi portava a scuola lui ,e era bello perché mi comprava due focacce,una per me e una per i mi compagni che per tutta la settimana mi avevano dato un pezzittino di qualcosa , sì perchè la mi mamma era contraria alla merenda a scuola e allora non me la dava ; va bè , aveva anche ragione , mi mangiavo un pacco di marie inzuppate nel latte appena alzata !!! Sapete cosa?  Erano complici più che altro mi pà e mi mà !.... Uno diceva una cosa quell'altro faceva l'opposto ; io un ci capivo mai una sega.

Secondo me mi Pà faceva così perché era il suo modo di dirmi che mi voleva bene,anche se poi è stata la persona che m'ha deluso di più al mondo e quando ti delude un babbo è dura riuscire a fidarsi di un altro uomo , m'ha sempre comprato tutto ma alla fine un m'ha mai dato nulla , a partì da un complimento,o un...BRAVA! E alla fine passi la vita a cercare quel "BRAVA!" che un t'ha mai detto ,e pensi che gli altri ti vedano esattamente come ti vedeva lui ,sempre da migliorare............

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Tutto Scompagnato

20 January 2014

Sicuramente sono una persona difficile , sono disordinata ma adoro le case ordinate , mi garba l'odore dè panni puliti, quelli della lavanderia , perchè l'ammorbidente che si compra un ce n'è uno che abbia quell'odore lì , c'ho la casa piena di foglietti , e po' mi ritrovo a dovè tenè in ordine quelli degl'altri per lavoro, sembra strano ma è così , co' soldi ci faccio i mucchietti per ogni spesa perchè sennò non riesco a capì quanti me ne serve e allora li divido : "questi per questo e quelli per quest'altro" , vorrei esse tante cose , ma son sempre la stessa , metto a posto e po' dopo du' giorni ci ri'ho un attentato in casa , faccio le lavatrici e siccome c'ho tutti i calzini a righe e uno se l ' Ingolla sempre, quella stronza! Ii più delle volte me li metto scompagnati , compro la roba e mi metto sempre le stesse tre cose finchè un m'abbondino e un ne posso più vedè , il mi mondo è quello lì , e certe volte me le immagino quelle tutte ammodino co' le case linde e addosso sempre ordinate , ma a me un mi riesce , perfino i capelli dopo un quarto d'ora che l'ho spazzolati mi s'annodino ; è tutto così costante nell'essere incostante,e son così in tutte le mie cose,diciamo che sono un po' part-time,un giorno sono abbomba e quello dopo un bradipo, a volte cambio anche da un ora all'altra,  che vi devo dì, un sono proprio un esempio da seguì , qualcuno mi dice che son fatta male , e forse ha anche ragione , però sentirsi amati è un diritto di tutti , anche di quelli sbagliati .

         Sacha  R.        

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Dove vanno a finire tutte le cose che perdiamo?

11 October 2016

Dove vanno a finire tutte le cose che perdiamo?

Perdiamo occasioni, parole, calzini, libri, amori, amici, perdiamo il tempo, perdiamo un sacco di cose,non so se sono più quelle che perdiamo o quelle che troviamo….
Quand’ ero bimba , avevo una motoretta , di quelle che usano alle giostre a batteria , c’ andavo prendere la Monichina che era la mia vicina di casa ,come mi garbava quella motoretta ! Andava a due all’ora ma mi pareva d’avere un motorone bomba!,avevo più o meno 4 anni ,attraversavo tutto il campo , mi ci voleva dieci minuti per fa 500 mt , andavo a casa della mia amichetta , la caricavo sul mio bolide e s’andava a giocare nel pollaio della nonna piccola , che po’ , che gioco era nel pollaio , si sapeva solo noi , fra tutte quelle cacate di pollo…mah…. , O nel pollaio s’andava o da’ maiali……. .lì anche meglio , sempre fra la merda si stava !

Tornando alla mia motoretta, un bel giorno non la trovai più e non ho mai capito che fine avesse fatto….un po’ come adesso I calzini , dopo il bucato in lavatrice, o come I libri che un mese fa erano sulla mensola e il giorno che li cerco non ci sono più….e dico “eppure era qua l’altro giorno!” , per non parlare delle occasioni che mentre rifletti , spariscono per non ripresentarsi più, ma che fretta avranno mai di andarsene?? E aspetta un attimo no? Che ti cambia Occasione? E quelle parole che dici alle persone che non ascoltano? Anche quelle, se le diciamo per essere sentite e il nostro interlocutore non ascolta, perchè mai se ne devono andare? Quelle belle, che si vergognano, ci mettono mesi ad affacciarsi, te le tieni lì sulla punta della lingua e un bel giorno le sussurri,…. E lentamente come camminnassero in punta di pedi se ne escono …..fluttuano nell aria e quello magari neanche le sente….e loro….. mica si preoccupano di essere sentite, no, continuano il balletto sulle punte sempre più lontano,e magari quello invece che “ti amo! “ , ha capito “andiamo!” !! Dovrebbero girargli intorno finchè non le sente, e invece hanno fretta , le parole hanno sempre fretta , escono dalla bocca e poi non si preoccupano di dove vanno, prendono escono e chissà dove finiscono. Se ci pensiamo,quando siamo arrabbiati le parole hanno fretta di uscire ,si calpestano ed escono tutte insieme spesso anche con poco senso,oppure se ne escono violente , Certe volte le parole dovrebbero darsi più importanza invece di star lì a calpestarsi nella rabbia ,ad uscire impetuose perdendo spesso il loro senso, così come dovrebbero essere meno timide quando sono belle ; Sì! Secondo me quando sono belle dovrebbero proprio darsi un tono…anche due di più,almeno da essere sentite evitando che dopo un” ti amo” uno ti risponda “dove?”.
E gli amori? Quelli che … ami, ami, ami e poi d’un tratto quell fuoco si spenge e non lo riaccende neanche Gesù , ma dove vanno tutte queste cose….

Le risate croccanti , quelle che poi dopo ti senti leggera, le incazzature quelle che poi dopo ti senti spossato, e finisci per perdonare senza che il perdono venga meritato, ci sarà un posto dove ritrovare tutte queste cose? Vorrei andare lì, in quell posto e scartabellare tra tutta la mia roba, intanto mi riprenderei la mia motoretta e mi ci farei un giretto, chissà se ci sarà anche la mi “bodda” l’ Andreina……

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Un Regalo Molto Speciale

24 October 2016
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Regalare un' opera di Augusto Tartarelli è uno dei regali più belli e originali che si possano fare ad una persona.


Un tempo questa strada era trafficatissima  perché collegava l’Aurelia al centro di Pietrasanta, adesso che il passaggio a livello è stato chiuso, è diventata una strada quasi esclusivamente pedonale, vi è un sottoferrrovia solo per pedoni e biciclette.

Proprio in fondo alla strada, sul grande muro di cinta si apre una porticina, attraversarla è come entrare in un piccolo mondo,fatto di personaggi in ceramica ; è proprio qui che lavora Augusto Tartarelli.

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Nato  a Pietrasanta il 1 luglio del 1948, scopre l’amore per  la scultura da piccolo, grazie al “maestro VERONA” , che ai tempi della scuola faceva fare ai suoi allievi dei lavori in plastilina.

In estate Augusto andava a imparare la lavorazione della creta da URBANO BURATTI, avevano a disposizione una stanza dove Urbano insegnava la costruzione di statue in creta.

Augusto è MAESTRO D’ARTE, per 27 anni ha lavorato per una ditta, dove faceva modelli per le forme delle statue, col tempo la ditta chiuse e Augusto nel 1994 si mise in proprio, specializzandosi in ritratti e caricature in ceramica.


La lavorazione di una statuina richiede molta pazienza, è una procedura piuttosto lunga :

Per prima cosa vengono fatti i modellini in creta, ed hanno bisogno di almeno un paio di giorni di asciugatura in un luogo ventilato.

- Una volta asciutte vengono messe 1 giorno in forno per la precottura.

- Terminata la precottura c’è la prima parte di cottura chiamata “il biscotto” a 960°

- Terminata la prima cottura si procede alla pittura delle statuine, colaorazione dei capelli, occhi , vestiti , tutto fatto con terre naturali, non vi è molta scelta di colori usando queste terre, ma ci si guadagna con la salute perché non contengono COBALTO.

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- Una volta dipinte in tutti i particolari, si procede alla tuffatura nella CRISTALLINA, che è vetro in sospensione diluito con acqua,  durante questo processo la statuina diventa di colorazione bianca, ma una volta rimessa in cottura a 940° la cristallina torna trasparente rendendo visibile la pittura fatta precedentemente.

Per avere una statuina finita occorrono circa dieci giorni, quindi se volete fare un regalo speciale , tenete in considerazione le tempistiche, procuratevi un bel primo piano della persona a cui volete regalare la caricatura o il ritratto e segnatevi tutte le passioni che conoscete di questa persona, sì perché poi Augusto,  in base al lavoro di chi sta ritraendo o alle passioni , può circondare la statuina di oggetti, per esempio se si parla di un chitarrista potrà mettere una chitarra fra le mani del soggetto, se è un tennista invece una racchetta e così via, tutto sempre realizzato in ceramica.

 Se l’idea vi piace potete contattarlo al 328 5771684, lavora solo su commissione, può fare caricature o ritratti in ceramica. Attualmente lo studio si è spostato in Via Pisanica a Pietrasanta  (LU)


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7 mesi

29 September 2016
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Sono le passioni che ci salvano nella vita, e la fotografia per me è una di quelle,  era più di un anno che non usavo la mia macchina fotografica, con questi telefonini supertecnologici, mi ero dimenticata di quanto fosse bello usare la mia Nikon .

Devo dire grazie alla mia amica per avermi chiesto di fotografarle il pancione.

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Facciamo della gravidanza un’occasione in cui apprezziamo i nostri corpi femminili.
(Merete Leonhardt)

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Una giornata a Tombolo

08 April 2014

Dopo una notte passata a Bolgheri , al B&B  "Strada Giulia" che io personalmente consiglio www.stradagiuliabolgheri.it , abbiamo deciso di farci una giornata di SPA a Tombolo,al Tombolo Talasso Resort.

Siamo arrivati verso le 12 e ci hanno proposto vari pacchetti , che non sto ad elencare , dico solo che  si può mangiare lì con pranzo a buffet che costa 15€ oppure un pranzo con 3 portate di cui una è il dolce ,bevande escluse , a 20€ ,  per il mese di aprile , dal lunedì al giovedì  l'ingresso al percorso benessere ,  che dura 3 ore , ma se vi fermate di più nessuno dice nulla , costa 40€ anzichè  50€ , ti danno l'accappatoio , il telo e la cuffia ,se poi hai bisogno hanno anche le ciabatte monouso.

 

Devo dire che appena varchi la porta di vetro per la zona piscine,resti a bocca aperta, ti ritrovi in una grande stanza tutta di sasso con vetrate grandissime che danno all'esterno e 5 piscine tutte per te! la prima ha 4 cyclette ed una temperatura che sarà circa 30° , da lì ti suggeriscono di passare a quella con il percorso "acqua fredda acqua calda", che in teoria serve per riattivare la circolazione,e favorire l'eliminazione della cellulite se ce l'hai , ma mi sa che lì te la tieni perchè non ha  niente a che vedere con quello di saturnia,dove la fredda è fredda e la calda è calda,quì io non ho trovato grandi differenze tra la calda e la fredda , quindi io l'ho saltato evitando di girà al tondo come una demente,visto che..........

Dopo aver fatto 5 minuti di cyclette ,anche troppi , mi sono ammollata in quella con gli idromassaggi e mi sono sbombardata bene da tutte le parti,assumendo le posizioni più strane perchè sul gluteo sennò mi pareva c'arrivasse male,per fortuna ci sono i maniglioni che ti puoi tirare sù , sarà che  io SON BASSA e dove gli altri c'hanno i glutei io c'ho le spalle ...boh....fatto sta che ho faticato un mucchio per idromassaggiare le chiappe ,meno male non c'era gente sennò passavano la giornata a chiedersi perchè assumevo tutte quelle posizioni assurde.

C'erano anche 4 getti BOMBA! , credo servissero per nuotare controcorrente,ma io mi ci son messa davanti e c'ho fatto l'dromassaggio anche lì , un genio!

Dopo che mi son fracassata bene bene con le bolle d'aria,mi sono ammollata nella piscina calda ,dove oltre a sta lì ferma non c'è altro da fare....dopo 5 minuti mi sono rotta e ho deciso di provare la sauna e il bagno turco.

Tra le due zone c'è un lungo corridoio...anche troppo perchè mi c'è preso freddo,comunque sauna e bagno turco sono divise in zona uomo e zona donne . Devo dire che sono molto belle , ma io personalemnte ci respiro male e mi par di soffocà quindi anche lì dopo dieci minuti ho preso e sono andata nella zona relax ,mezza buia con i lettini che ci si dorme da Dio.

Il percorso dura 3 ore, e sono più che sufficienti.

E' un po' come le cose tanto sospirate,che poi alla fine nell'attesa t'innamori più dell'idea che ti fai che della cosa sospirata in sè , comunque una giornata lì vale la pena.

Sacha R.

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